Per un genitore educare i propri figli è una responsabilità. Più sente il peso di questo compito, più rischia di perdere la pazienza quando non viene ascoltato. Ma se considerassimo l’idea di farci educare da loro, di tanto in tanto? O meglio, di farci addomesticare? Sebbene possa sembrare incredibile, ci aiuterebbe a rimanere calmi e ottenere risultati migliori. Perché scopriremmo l’importanza del rito. Come accade nell’episodio che vede protagonisti il Piccolo Principe e la volpe.
Cosa si intende per rito? Cosa rende un rito diverso e speciale, rispetto alla routine? In che maniera la ritualità può aiutarci nella relazione con i nostri figli?
Incontro tra il Piccolo Principe e la volpe: l'importanza di predisporsi
Il piccolo principe e la volpe si incontrano sulla Terra e quest’ultima gli domanda di addomesticarla, affinché possa essere per lei un bambino diverso da tutti gli altri bambini. E durante il loro rapporto di amicizia lo educa al rito.
“Sarebbe stato meglio che tu tornassi alla stessa ora“. Lo redarguisce la volpe, quando il piccolo principe si presentò a un orario diverso. “Se tu vieni, per esempio, tutti i pomeriggi alle quattro, dalle tre io comincerò a essere felice”.
Più che con la ritualità, noi adulti abbiamo confidenza con la routine e quasi mai la viviamo in modo positivo. La ripetizione continua di giorni sempre simili si traduce in una quotidianità noiosa e poco interessante che ci rende insoddisfatti e frustrati. Così finiamo per stancarci del nostro lavoro, del nostro giro di conoscenze e addirittura della nostra famiglia.
Se noi adulti subiamo il fascino dell’inesplorato e ci lasciamo incuriosire facilmente dalle lusinghe delle novità, per i bambini è diverso. Per i loro giovani occhi l’imprevisto è sinonimo di incontrollabile, soprattutto se parliamo di neonati. Così ciò che per noi è ordinaria amministrazione (mangiare, dormire, vestirsi, lavarsi, …) per loro si traduce in un caos completo. Per questo si consiglia di spezzettare ognuna delle azioni quotidiane in una serie di gesti che si ripetono ritualmente. Senza mai cambiarli, nel limite del possibile. In questa maniera il bambino si predisporrà piano piano a ciò che sta per accadere.
La ritualità delle azioni quotidiane. Facciamo un esempio: la messa a nanna
Non sempre i bimbi accettano di mangiare, dormire, vestirsi, svegliarsi e quando ci scontriamo con la loro testardaggine rischiamo di diventare troppo assertivi, peggiorando la situazione.
Per riuscire a mantenerci in un’educazione dolce e non perdere le staffe è meglio ritualizzare questi gesti.
La messa a nanna può diventare una battaglia senza quartiere, soprattutto con bambini più grandicelli. Il consiglio è quello di abituarli fin da piccolissimi a una ritualità che, col passare degli anni, può arricchirsi con altri passaggi, a seconda dei gusti del bambino.
Se parliamo di neonati, per esempio, la ritualità può essere abbastanza semplice. Cominciare con l’abbassare il tono di voce e le luci delle stanze. Fare un bagnetto e il cambio pannolino. Se lo apprezza, può essere piacevole per entrambi dedicargli un massaggino delicato. Quindi fare il giro della buona notte, in modo che interiorizzi questa bella abitudine e poi andare in stanza. Qualche sorso di latte (che sia seno o biberon) e…buona notte!
Man mano che crescono i rituali si possono arricchire di altri gesti. Alcuni bimbi vorranno vedere un po’ di televisione, magari qualche video sul telefono. L’importante è che l’uso di dispositivi elettrici si distanzi almeno di 30 minuti dalla messa a nanna. Si può riordinare insieme la cameretta.
Si può leggere una storia o anche cantare insieme una canzoncina. Ogni gesto che possa predisporre positivamente il bimbo è il benvenuto.
Questo era un esempio, ma può essere applicato a tutto. Al momento di mangiare, di vestirsi o di svegliarsi.
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