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La lingua dei segni per stimolare i bambini a parlare

La conquista del linguaggio è un traguardo importante. Infatti attraverso la parola un bambino può comprendere il mondo che lo circonda e può farsi capire. Però, affinché questa crescita avvenga nei tempi giusti, è necessario creare intorno al bambino un ambiente ricco di occasioni. Tra le tante alternative, dagli USA, arriva una proposta singolare, ma che vale la pena di essere presa in considerazione. Ovvero usare la lingua dei segni per stimolare i bambini a parlare.

Negli anni abbiamo preso sempre più confidenza con questo tipo di linguaggio. Infatti molti eventi istituzionali richiedono la traduzione per i non udenti. Ma in questo caso la proposta è quella di usare la lingua dei segni per bambini normodotati che, quindi, sentono e possono parlare correttamente.

Da dove deriva questa teoria? In che maniera si può usare la lingua dei segni per stimolare i bambini a parlare prima? Vediamolo insieme.

Perché usare la lingua dei segni per stimolare i bambini a parlare?

Per noi italiani questa non è certo una grossa novità. Infatti accompagnare le parole con i gesti ci viene spontaneo e spesso gli stranieri ce lo fanno notare. Il gesto ci aiuta a enfatizzare il discorso e far sì che il messaggio passi in modo più immediato, talvolta anche senza il bisogno di parlare. 

Infatti se la parola è un suono astratto che indica un oggetto, il gesto è infinitamente più concreto. Tanto è vero che quando ci troviamo in un paese straniero, di cui non padroneggiamo la lingua, cosa ci viene spontaneo fare? Comunicare con i gesti!

Tutto questo si adatta perfettamente anche ai neonati. 

In quest’ottica il linguaggio dei segni colma più velocemente la distanza che separa un bambino appena nato dagli adulti che si prendono cura di lui. Quante volte, per esempio, un genitore impazzisce cercando di indovinare la richiesta che sta dietro al pianto di un neonato? E prima di riuscire a comunicare col proprio figlio occorre aspettare almeno 1 anno e mezzo o 2 anni, se non di più!

Ebbene, è dimostrato che attraverso l’uso del linguaggio dei segni il tempo potrebbe ridursi a soli 8 mesi! Questo non significa che a 8 mesi il bambino sarà in grado di parlare. Ma potrà cominciare a comunicare con i gesti. Tuttavia anche la comparsa delle prime parole sarà più precoce.

Mimare la parola è un po' come gattonare...

Affinché la lingua dei segni acceleri l’acquisizione del linguaggio bisogna utilizzarla in modo precoce e continuativo. Ovvero partire subito alla nascita del bambino. E accompagnare sempre le parole al relativo gesto. Altrimenti non si vedranno i risultati sperati.

Inoltre il gesto va accompagnato sia alla parola che all’oggetto a cui si riferisce. Quindi se vogliamo comunicare al bambino la presenza del gatto, per esempio, dovremo dire la parola “gatto”, accompagnarla al gesto (sempre lo stesso) e avere il gatto nelle vicinanze.

Col passare del tempo il bambino assimilerà il gesto e, appena sarà in grado, lo riproporrà lui stesso. 

L’acquisizione progressiva del linguaggio porterà poi il bambino ad abbandonare gradualmente il gesto per prediligere la parola.

In questo senso il linguaggio dei segni sta al parlare come il gattonare sta al camminare. Ovvero rappresenta una fase intermedia, più semplice e intuitiva, ma che verrà poi abbandonata. Perché in definitiva parlare è certamente più semplice che fare gesti. Così come camminare è più veloce che gattonare.

Vademecum su come usare la lingua dei segni per stimolare i bambini a parlare

Certamente l’obbiettivo non è trasformare il bambino in un traduttore simultaneo per persone non udenti. Quanto piuttosto usare la lingua dei segni come uno strumento per stimolare i bambini a parlare. In quest’ottica è bene tenere a mente alcune regole.

#1: Bastano pochi segni

Per comunicare col tuo bambino basterà conoscere e utilizzare circa 50 segni. Ovvero lo stesso numero di parole che un bambino padroneggia, normalmente, intorno ai 2 anni.

#2: Semplifica al massimo

Considerando che anche le capacità motorie del bambino sono in pieno sviluppo, è controproducente utilizzare segni complicati. Per esempio in cui occorre armonizzare il movimento di più dita. Sarà più utile allo scopo scegliere movimenti che richiedono l’uso dell’intera mano

#3: Usa sempre gli stessi segni

Tutti i membri della famiglia dovranno concordare una sorta di codice e proporlo sempre identico al bambino. In questa maniera non creerete confusione e gli permetterete di memorizzare e imitare i segni proposti.

#4: Comincia con gli oggetti e i verbi

Le prime parole, o segni, da introdurre sono quelli che indicano oggetti concreti o azioni. Segni come “Grazie”, “Di più”, “Felice”, “Triste”,… non serviranno molto al neonato. 

Per ispirarti puoi seguire questo schema:

  • Mangiare
  • Bere
  • Dormire
  • Vasino (all’età giusta)
  • Animali preferiti/domestici
  • Cibi e bevande preferite
  • Giocattoli o oggetti preferiti
  • Vestiti
Reperire i segni di queste parole non è difficile: basta una veloce ricerca su internet. Tuttavia segnalo questo sito che è una sorta di dizionario universale della lingua dei segni. Cercando la parola si potrà vederla mimata in più di 30 lingue! Siccome lo scopo non è comunicare con i segni, ma stimolare i bambini a parlare, si potrà scegliere il segno che si preferisce, anche mescolando diverse lingue.

Conclusione

Usare la lingua dei segni per stimolare i bambini a parlare può essere una tattica vincente. Certamente occorre pazienza, dedizione e una buona coordinazione tra tutti i componenti della famiglia. Tuttavia vale la pena fare questo sforzo. Infatti eventuali ritardi nell’acquisizione del linguaggio possono generare serie preoccupazioni nei genitori. Eppure molto spesso basta solo modificare o arricchire il contesto in cui vive il bambino, per vederlo fare passi da gigante in poco tempo.

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