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Per 9 mesi hai atteso il momento di conoscere il tuo adorato bambino. E invece, dopo il parto, ti ritrovi tra le braccia un vecchietto rugoso, un impiegato delle poste stempiato o un adolescente in pieno acne giovanile! Oppure semplicemente una creaturina secca e bruttina dalle forme sproporzionate. E ci resti male. Così ti senti inadeguata per non riconoscere in te stessa quella tenerezza immediata che ti aspettavi di provare per tuo figlio. Ebbene, non c’è ragione di disperarti. Infatti in te non c’è nessun problema! Perché la scienza ha dimostrato che i bambini appena nati sono brutti, o almeno così appaiono a noi adulti.
Infatti i bambini brutti alla nascita sono più una regola che l’eccezione. Mentre quella che normalmente viene proposta come l’immagine di un bambino appena nato, in realtà raffigura bambini che magari hanno già 3 mesi o anche più. Ed è questa l’età in cui i neonati assumono quell’aspetto paffuto, attraente e tenero che ci è tanto familiare e caro.
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A fornirci più dettagli sull’argomento dei “neonati brutti” è una ricerca condotta dalla Brock University (Ontario). Lo studio, condotto dal professor Tony Volck, dimostra che i bambini appena nati sono effettivamente brutti. Ma la spiegazione del perché può davvero sorprendere.
Come si è svolta la ricerca e i risultati raccolti
Una precedente ricerca condotta negli anni ’40 aveva concluso che l’aspetto paffuto e i grandi occhi di un neonato stimolano nell’adulto l’istinto di nutrimento e cura. Quindi, secondo questo ragionamento, i bambini di pochi giorni e più bisognosi di cure dovrebbero venir riconosciuti come i più “attraenti” in assoluto.
Partendo da questo presupposto, i ricercatori della Brock University hanno mostrato a 142 partecipanti le foto di 18 bambini. Lo stesso bimbo veniva ritratto in 3 scatti: al momento della nascita, a 3 mesi e a 6 mesi. I ricercatori hanno chiesto di scegliere quale di quei bambini avrebbero adottato, in base alla bellezza. Inaspettatamente, e in contrasto con le teorie sull’accudimento, le persone hanno reputato i bambini di 6 mesi i più carini in assoluto. Poi quelli di 3 mesi e infine i neonati.
Questa classificazione parrebbe contraddire completamente le ricerche precedenti. Infatti un bambino di 6 mesi ha decisamente meno bisogno dell’adulto rispetto a un neonato di pochi giorni o settimane. Eppure il legame tra genitore e figlio sembra consolidarsi non prima dei 3 mesi di vita.
Ma, al di là dei dati numerici, perché gli adulti reputano i neonati brutti, nella maggior parte dei casi?
Perché i bambini appena nati sono brutti
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Una volta raccolti i dati i ricercatori hanno tratto delle interessanti conclusioni, per spiegare ciò che appare come un ritardo nell’attaccamento.
Infatti questo potrebbe essere un retaggio di tempi antichi in cui le risorse erano scarse e le malattie infantili mortali.
Il team del professor Volck fa due esempi. I cacciatori-raccoglitori che avevano già un figlio da nutrire e allattare non potevano permettersi un secondo. Oppure una contadina nell’Inghilterra medievale che aveva cibo per un numero esiguo di figli si poteva trovare davanti alla scelta di dover abbandonare un neonato che non avrebbe potuto nutrire.
Inoltre gli abbandoni in genere e gli infanticidi, a livello mondiale, avvengono nelle prime settimane di vita di un bambino.
In quest’ottica percepire i bambini brutti alla nascita ritarda l’attaccamento. Così che il genitore soffra meno il distacco, nel momento in cui non si sentisse in grado di crescerlo o in caso di morte per malattia. Migliaia di anni segnati da queste esperienze estreme hanno lasciato in noi adulti di oggi la percezione che i bambini appena nati sono brutti. O, almeno, decisamente poco attraenti rispetto a bambini di 3 o 6 mesi.
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Conclusione
La conclusione del team di ricercatori può lasciare spiazzati. Tuttavia riconoscere con serenità il fatto che ci siano neonati brutti ci aiuta a non colpevolizzarci. Soprattutto nel caso in cui il bambino brutto fosse proprio nostro figlio.
Infatti ci serve per arrivare preparati al momento dell’incontro e dirsi: “figlio mio abbiamo tempo per frequentarci, conoscerci meglio e volerci bene”.
In quest’ottica è fondamentale dedicarsi ad azioni di cura fin da subito. Certamente una madre è avvantaggiata perché il nutrimento parte appena dopo il parto. E spesso non è delegabile, soprattutto se decide per l’allattamento al seno.
Ma è importante guidare anche i padri a stabilire con il bambino un legame precoce, attraverso alcune azioni pratiche.
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