come-funziona-l-autosvezzamento

Come funziona l’autosvezzamento?

I 6 mesi del tuo bimbo si avvicinano e stai cominciando a raccogliere informazioni su come passare dal latte alla pappa. Ma, tra una ricerca e l’altra, cominciano a spuntarti risultati che contengono una strana parola: autosvezzamento. Così, leggila oggi e leggila domani, hai finito per incuriosirti e chiederti: “Ma come funziona l’autosvezzamento? Che differenza c’è tra autosvezzamento e svezzamento classico? E quale dei due è più adatto al mio bambino e a me?”.

Se sei in questa situazione sei capitata nel posto giusto. Infatti cercherò di fornirti, in breve, tutte le risposte alle domande che una mamma può avere su come funziona l’autosvezzamento. Così che tu possa decidere quale approccio scegliere e, magari, approfondire questo argomento leggendo un libro, come questo che ti propongo. 

Svezzamento classico e autosvezzamento. Cosa cambia?

(Torna all’indice)

#1: Lo svezzamento classico

La parola “svezzamento” significa, letteralmente, “togliere il vizio” di attaccarsi al seno e risale a qualche decennio fa. Ovvero a quando nasce l’abitudine di allontanare i bambini dal seno contemporaneamente all’introduzione dei cibi “solidi”. Questo avveniva perché si cominciò a pensare che il latte materno, dopo 2-3 mesi, perdesse le sue proprietà nutritive. Quindi la ricerca del seno da parte del bebè diventava solo un inutile “vizio”, di cui liberarsi in fretta. 

In questo modo, però, si tendeva a “svezzare” bambini piccolissimi, molto prima che questi arrivassero a maturare i segnali di sviluppo tipici dei bambini pronti per lo svezzamento

Così, forzati a mangiare prima del tempo e privati del latte materno, i bimbi tendevano a sviluppare inappetenza, intolleranze e addirittura allergie. Quindi tutti problemi che, in qualche modo, andavano risolti. Così si cominciò a stilare le famose tabelle per lo svezzamento che prevedevano l’introduzione graduale dei cibi per monitorare eventuali allergie. I brodi vegetali e le pappe per riuscire a nutrire bambini troppo piccoli che non potevano ancora stare dritti con la schiena e masticare. E infine il baby food, quindi omogeneizzati e farine apposite, per conciliare le difficoltà dello svezzamento con il poco tempo delle mamme. Garantendo, contemporaneamente, un apporto di nutrienti bilanciato sui bisogni dei neonati.

#2: L’autosvezzamento

Oggi, rispetto al passato, sappiamo due cose importanti, ovvero:

  • Il limite di età medio in cui un bambino è pronto a ricevere i primi cibi solidi si aggira intorno ai 6 mesi.
  • Il latte materno non “diventa acqua” col passare del tempo. Per questo deve rimanere l’alimento principale almeno fino ai 12 mesi. Mentre il cibo solido non deve soppiantare il latte, ma affiancarlo.

Su queste due nuove consapevolezze si fonda ciò che oggi viene chiamato “autosvezzamento“. Ovvero una nuova prospettiva di nutrizione che in realtà affonda le sue radici nella tradizione popolare. Quando le mamme, più che pediatri e luminari, seguivano un loro istinto e si affidavano solo alle raccomandazioni delle generazioni precedenti. Ma in pratica come funziona l’autosvezzamento? 

Un bambino che si svezza da solo mangia, fin da subito, lo stesso cibo dei grandi. Perché, iniziando a proporgli i cibi solidi al momento giusto, quindi non prima che sviluppi le competenze necessarie per essere svezzato, non avrà problemi di intolleranze, allergie, reflussi, eccetera. E potrà addirittura masticare! Ma vediamo nel dettaglio come funziona l’autosvezzamento.

Come funziona l'autosvezzamento? 3 cose da sapere

(Torna all’indice)

L’autosvezzamento, a differenza dello svezzamento classico, non prevede tabelle di introduzione dei cibi e nemmeno alimenti cucinati appositamente per il bebè. Ma piuttosto viene proposto al bambino ciò che si mangia normalmente in famiglia. Quindi pastasciutta, verdure, carne in umido, risotti, orzotti, sformati, frutta, arrosti, pane, cous cous, cibi speziati e anche leggermente piccanti, lasagne, formaggi, polpette, pizza, focacce. Ma anche minestre, zuppe, passati, yogurt e frullati di frutta. E se la dieta mediterranea non è abbastanza ricca, si può sperimentare con la cucina etnica, brasiliana, libanese, cinese. Insomma, il limite è solo la fantasia… e il tempo.

Naturalmente, però, per capire come funziona l’autosvezzamento, occorre seguire alcuni accorgimenti che complicano, leggermente, la faccenda. Infatti non stiamo certo parlando di 14enni, ma di bebè poco più che neonati. Allora, quali sono i limiti da considerare quando si decide di intraprendere l’autosvezzamento?

#1: Tagli sicuri per scongiurare il rischio di soffocamento

La prima cosa da considerare è che il bambino in questione, fino al giorno prima, si è limitato a ciucciare latte. Quindi non sa nulla di masticazione e deglutizione dei cibi solidi. Sebbene sia importante che il bambino assista ai pasti, per imparare dagli adulti, è comunque fondamentale proporgli il cibo tagliato in modo che possa essere persino deglutito intero. Senza che questo possa portare all’ostruzione parziale o totale delle sue vie aeree.

Quindi occorre prestare attenzione ai cibi dalla forma tonda o cilindrica. Per esempio le banane, l’uva, le fragole, le carote, i wurstel,… devono essere tagliati a strisce e non a rondelle.

I cibi fibrosi, come il sedano, per esempio, vanno privati delle fibre più coriacee. Occorre poi fare attenzione ai cibi appiccicosi, come ad esempio i formaggini offerti da soli. Oppure il burro di arachidi.

Inoltre carne con ossicini, come il pollo o pesci ricchi di lische vanno controllati con grande attenzione e liberati da tutto ciò che potrebbe essere pericoloso.

Infine il formato di pasta maggiormente consigliato per cominciare l’autosvezzamento sono certamente i fusilli. Infatti, per la sua forma elicoidale, sono da preferire alle penne e anche agli spaghetti.

L’elenco potrebbe essere veramente infinito, ma per tagliare gli alimenti nel modo corretto basta tenere a mente una cosa. Ovvero che le vie respiratorie dei bambini hanno un diametro inferiore a quello di un adulto, che si aggira intorno ai 2,5 cm. Quindi basta osservare il proprio dito indice e cercare di tagliare tutti gli alimenti solidi in modo che possano passare agevolmente attraverso un tubicino che abbia le stesse dimensioni.

#2: Lasciare che il bambino partecipi ai pasti, in modo che impari a masticare

La masticazione, infatti, è una competenza che possono sviluppare anche bambini ancora privi di denti. Infatti le gengive, rese dure dalla presenza dei denti al loro interno, possono tranquillamente sminuzzare i cibi. Inoltre il movimento della lingua contro il palato può comunque ridurre i cibi più morbidi a un bolo che può essere tranquillamente ingerito.

Tuttavia occorre sempre tenere presente l’immaturità del bambino e la sua scarsa coordinazione tra masticazione e deglutizione. Per questo occorre prestare molta attenzione alla forma, alla consistenza e alla dimensione dei cibi che offriamo. Perché è molto probabile che, almeno all’inizio, verranno ingeriti interi.

Un’altra cosa da conoscere è il riflesso del conato. Ovvero l’istinto che tutti abbiamo di chiudere la gola e spingere con la lingua il cibo verso la parte anteriore della bocca, quando ci sentiamo in pericolo. 

Anche i bambini di 6 mesi, infatti, possiedono questo riflesso. Ma si attiva quando il cibo si trova ancora in un punto piuttosto avanzato della lingua, quindi più lontano dalla gola. Per questo non ci si deve allarmare se si vede il proprio bimbo di 6 mesi che ha un conato. Perché non significa che si stia strozzando. Infatti solo verso i 9 mesi questo riflesso comincerà a regredire, fino a posizionarsi all’altezza della radice della lingua. Ovvero più in prossimità della gola. Ma un bambino autosvezzato dai 6 mesi, a questo punto, dovrebbe già aver appreso diverse competenze legate alla masticazione.

#3: Curare la qualità dei pasti per tutta la famiglia

Se il bimbo si nutre esattamente con ciò che mangia il resto della famiglia, significa che la qualità dei pasti assume un’importanza fondamentale. Infatti cibi pronti, ricchi di conservanti, coloranti e grassi. Oppure alimenti industriali con troppi zuccheri non saranno certo il miglior inizio per un bimbo che sta cominciando ad affacciando al mondo del “cibo solido”. 

Naturalmente il tempo è tiranno e riuscire a cucinare qualcosa di buono sembra non essere sempre possibile. Tuttavia questa idea che mangiare sano corrisponda a cucinare per ore non è così vera come crediamo. Infatti basterà dare un’occhiata alle ricette per lo svezzamento di questo blog, per scoprire dei piatti gustosi e adatti a bambini di ogni età. Ma soprattutto pronti in 10 minuti!

5 ragioni per fare autosvezzamento

(Torna all’indice)

Una volta compreso come funziona l’autosvezzamento, la domanda nasce spontanea. Ovvero: “Perché fare autosvezzamento?”

#1: Per risparmiare tempo

Anche se il baby food potrebbe sembrare la soluzione che bilancia meglio qualità e funzionalità, anche la cucina di casa può essere buona, bilanciata e veloce. In fondo l’Italia resta la patria del mangiar bene e noi italiani abbiamo nel nostro DNA più informazioni culinarie di quante non crediamo!

#2: Per rendere il bambino protagonista della sua stessa alimentazione

Infatti la maggior parte dei cibi proposti potranno essere afferrati direttamente dal bambino usando le mani. In questa maniera sarà il bambino stesso a decidere cosa e quanto mangiare. 

Alcuni alimenti sarà comunque possibile mangiarli col cucchiaino, come ad esempio i risotti o le zuppe. In questa maniera potremmo insegnargli, piano piano, a usare le posate. 

#3: Per migliorare le abitudini alimentari della famiglia

Come già detto, far mangiare al bambino le stesse cose che si mangiano in famiglia ci “obbliga” a curare maggiormente la qualità di ciò che portiamo in tavola. Per questo l’autosvezzamento può diventare un’occasione di crescita, non solo per il bambino, ma anche per mamma e papà.

#4: Fa conoscere il reale sapore dei cibi

Mangiando creme e puree i sapori si mescolano e il bambino non riesce a individuare i sapori di ogni singolo ingrediente. Invece disponendo le verdure a pezzi, la carne o la frutta, potrà assaggiarli uno a uno, facendosi un’idea precisa di quali potrebbero essere di suo gusto e quali no.

#5: Rendere il bambino subito consapevole del meccanismo della masticazione

Considerando che il riflesso del conato, a 6 mesi, corrisponde a una zona della lingua più distante dalla gola, è meglio proporre i cibi solidi fin da subito. In questa maniera il suo “istinto di sopravvivenza” lo porterà ad allontanare subito ciò che lui o lei percepisce come “rischioso”, molto prima che si avvicini alle vie aeree.

5 ragioni per NON fare autosvezzamento

(Torna all’indice)

in definitiva, le ragioni per NON fare autosvezzamento potrebbero essere le stesse per cui sarebbe meglio farlo. Basterà guardarle da un’altra prospettiva.

#1: Il baby food è più veloce e già bilanciato

Certamente cucinare cibi sani per tutta la famiglia è più lungo che togliere il tappo a un omogeneizzato. Inoltre il cibo già pronto è stato progettato per contenere tutti i nutrienti di cui il bambino ha bisogno, in ogni cucchiaino. Invece proporre i cibi “dei grandi” e lasciare che il bambino si serva da solo significa non riuscire a quantificare bene i nutrienti. Quindi rischiare di esagerare con alcuni cibi, tralasciandone altri.

#2: Può creare confusione al momento del pasto

Lasciare che il bambino si serva da solo potrà avere, come conseguenza, una cucina imbrattata di ogni genere di rimasuglio alimentare. Infatti, per un bambino, la possibilità di lanciare il cibo sarà di certo una scoperta incredibile. Ancora di più entusiasmante che portarselo semplicemente alla bocca!

#3: Costringe la famiglia a rivedere le proprie abitudini alimentari

Non sempre e non tutti hanno voglia o tempo di cucinare. Infatti i ritmi di una famiglia sono spesso forsennati. E una neo mamma, anche se rodata da 6 mesi, potrebbe non riuscire a gestire tutto. Per questo il baby food rappresentare la scelta più comoda e, allo stesso tempo, più bilanciata per il proprio bambino.

#4: Se si cerca un sapore intermedio tra il latte e il cibo solido, che faccia da filtro.

Se si crede che la gradualità possa essere un buon modo per introdurre il cibo solido, allora l’autosvezzamento potrebbe non essere la scelta migliore. Infatti, in questo caso, sarebbe meglio introdurre i sapori reali dei cibi, mitigandoli un po’. Magari usando delle farine, come accade, per esempio, in questa crema di zucca per la pappa in svezzamento. Questo non significa necessariamente rivolgersi al baby food, ma cucinare in casa e dedicare un minimo di tempo in più a frullare gli alimenti per il bambino.

#5: Se si teme di non poter gestire la masticazione del bambino, fin da subito

Non tutti i genitori si sentono a proprio agio nel lasciare che il proprio bambino di 6 mesi maneggi in modo autonomo pezzi di cibo solido. Infatti il rischio di soffocamento è certamente più alto, rispetto allo svezzamento classico. E rimandare questo momento a quando il bambino sarà più consapevole, potrebbe rilassare maggiormente un genitore.

Conclusione

Eccoci arrivati al termine del viaggio che ci ha portati alla scoperta di come funziona l’autosvezzamento. Sebbene sia la soluzione maggiormente sostenuta in questo periodo, potrebbe essere adatta a voi, come no. Tutto, come sempre, dipende dall’osservazione del bambino, ma anche dalla natura del genitore.

Infatti nell’autosvezzamento è il genitore che, per primo, deve sentirsi a proprio agio. Perché se provasse ansia, questa si riverserebbe inevitabilmente sul bambino. E non ci sarebbe da stupirsi se questo metodo, dall’apparenza miracoloso, finisse per non funzionare. 

In ogni caso, che abbiate deciso per lo svezzamento classico o per l’autosvezzamento, la cosa principale è partire al momento giusto. E per farlo occorre conoscere e osservare i segnali di sviluppo che ci fanno capire se il nostro bambino è pronto per lo svezzamento.

Infine è anche vero che non è sempre necessario “scegliere”. Infatti si può decidere di propendere per l’uno o per l’altro a seconda del momento, creando uno stile di svezzamento personale, ma che rispetti la natura e i desideri sia del bambino che dei genitori.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Carrello
error: Content is protected !!