Nei miei post troverai consigli, ma mai giudizi. Piuttosto una pacca sulla spalla. Perché, amica, amico, essere genitore è davvero il mestiere più difficile che ci sia! Clicca qui per leggere la mia storia
A Settembre il tuo bambino comincerà la scuola materna. Le maestre, all’iscrizione, ti hanno chiesto come eravate messi con il pannolino. E tu, con aria disinvolta, hai risposto che lo avreste tolto appena iniziata la bella stagione. Ora che la primavera è alle porte, però, cominci a domandarti come fare lo spannolinamento e quando. Infatti tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare e, guardando il tuo bambino, non riesci a capire come potrebbe prendere questa novità e, soprattutto, quanto tempo occorrerà per convincerlo ad abbandonare il pannolino.
Regole per tutti non esistono. Per questo ho deciso di raccontarti la nostra esperienza. E lo faccio per il semplice fatto che, al netto di qualche insuccesso iniziale, ha segnato un passaggio dal pannolino al vasino sorprendentemente veloce e naturale. Puoi leggere i passaggi del nostro spannolinamento e prendere ispirazione da questa o quell’idea, a seconda di ciò che senti più vicino alla tua sensibilità di mamma.
Alla fine troverai un elenco di domande frequenti su come fare lo spannolinamento, quando e anche qualche dritta sullo spannolinamento della “cacca”. Che è sempre un cruccio di noi mamme!
Un topino curioso, con tanti amici animali. E ognuno fa una cacca diversa! Un libro divertente e interattivo per accompagnare lo spannolinamento, divertendosi!
“Ho acquistato questo libro su consiglio di un’amica pedagogista per aiutare lo spannolinamento di mia figlia. Topotto è adorabile e la sua storia è stata di grande supporto in una fase così delicata.“
Alessandra
Come fare lo spannolinamento e quando? Niente va lasciato al caso
La mia risposta alla domanda “Quando fare lo spannolinamento” sarebbe certamente “Subito!”.
Infatti la mia personale antipatia per i pannolini e l’obbiettivo di disfarmene appena possibile hanno guidato ogni mia scelta, fin dalla nascita di Y. Tanto per cominciare decisi che non avrei usato i classici pannolini usa e getta, preferendogli i meno conosciuti pannolini lavabili pocket. E lo feci per 4 ragioni, ovvero:
- Non volevo spendere una fortuna in pannolini usa e getta.
- Non sopportavo l’idea di aggiungere così tanti rifiuti al mondo solo per raccogliere i bisogni di mio figlio
- Vanno lavati almeno un paio di volte a settimana.
- Sono più ingombranti dei pannolini normali.
4 ragioni dove la terza serviva a me per tenere sempre vivo il desiderio di disfarmene più in fretta possibile. E la quarta a Y., mio figlio, per convincerlo che una semplice mutandina sarebbe stata decisamente più comoda.
Inoltre, a ogni cambio pannolino, lasciavo Y. nudo anche per delle mezz’ore. Certamente queste pause lo hanno aiutato a non soffrire di dermatite da pannolino. Benché i pannolini lavabili provochino meno arrossamenti. Ma sono state utili anche per fargli conoscere e apprezzare la libertà, fin dai primi giorni di vita. Certamente qualche incidente non è mancato. Ma niente che non si possa rimediare con i giusti strumenti. Come, per esempio, una traversina assorbipipì da mettere sotto al neonato durante i cambi.
Preparativi, tentativi di spannolinamento e... primi insuccessi
“Questo sedile è davvero comodo per i bambini e si adatta perfettamente al nostro bambino di 3 anni. Imbottitura spessa, impugnature per una maggiore aderenza Inoltre, il paraspruzzi anteriore è ottimo, soprattutto per i ragazzi.
Inoltre, il sedile non scivola, può essere facilmente regolato e bloccato, e può essere facilmente rimosso e rimesso.
Posso solo consigliarlo!“
Cliente Amazon
Alla scoperta del proprio corpo: i primi preparativi intorno ai 10 mesi
Ho iniziato a chiedermi come fare lo spannolinamento quando Y. aveva poco più di 10 mesi e cominciava a stare in in piedi da solo. Naturalmente si trattava di innocenti strategie finalizzate a fargli acquisire consapevolezza su alcuni rapporti di causa-effetto. Infatti, approfittando della fase di prelavaggio dei pannolini pocket, rimanevamo un po’ in bagno, insieme, e più di qualche volta è accaduto proprio ciò che la mia insana mente sperava. Ovvero, che Y. facesse la pipì o addirittura la cacca sul pavimento. Certamente pulire non era una gioia, ma la soddisfazione nasceva dal fatto che quei piccoli incidenti mostravano a Y. determinati meccanismi. Sviluppando in lui la consapevolezza di ciò che accadeva al suo corpo e che, fino a quel momento, era rimasto nascosto all’interno del pannolino. Niente male!
Il primo tentativo a 18 mesi. Ma è stato un insuccesso
L’estate stava per cominciare. Ma ancora Y. non mi sembrava pronto per togliere il pannolino. Inoltre stavamo per affrontare un viaggio e non era certo il momento ideale per dare inizio a una fase così delicata, come lo spannolinamento. Tuttavia a Settembre sembrava che il tempo fosse ancora sufficientemente caldo per tentare di togliere il pannolino, una volta terminati i nostri spostamenti.
Così in un pomeriggio di pioggia (dovevo immaginare che tutta quell’acqua non portasse nulla di buono), siamo andati ad acquistare insieme il “vasino”.
Essendo la mia prima esperienza considerai solo un aspetto, ovvero il prezzo. Purtroppo però il mio punto di vista, piuttosto parziale, non mi guidò a scegliere lo strumento migliore per Y.
Sebbene dalla foto possa sembrare che la seduta sia sufficientemente ampia, in realtà non lo è abbastanza. Infatti un bambino che deve imparare a “fare la pipì a comando” può rischiare di doverci stare seduto anche per mezz’ora. E questa forma non è delle più “accoglienti”.
Nonostante tutto Y. riuscì a fare un paio di pipì nel vasino. Ma il più delle volte mi sono dovuta trasformare in detective, per scovare le pipì che lasciava in giro per casa. E alcune le ho dovute riconoscere dall’odore, giorni e giorni dopo… Che brutta esperienza! A quanto pare non avevo centrato la giusta strategia su come fare lo spannolinamento, quando pensai che sarebbe bastato acquistare il vasino più economico sul mercato e farci sedere sopra Y.
L'incontro risolutivo tra gli scaffali di un mercatino.
Inutile dire che il piccolo Y. fu costretto a ritornare al caro vecchio pannolino lavabile, dopo meno di una settimana di tentativi.
Tuttavia non avevo gettato la spugna. Infatti quell’esperienza mi aveva resa certamente più consapevole sull’importanza dello strumento che avrei scelto, per aiutare Y. a togliere il pannolino. Così un giorno, mentre gironzolavo nel reparto infanzia di un mercatino dell’usato, trovai, abbandonato in un angolo, il nostro aiutante magico. Ovvero, un vasino pieghevole ancora nuovo e nella sua confezione originale. Feci appena in tempo a vederlo smontato mentre ero alla cassa in attesa di pagare. Nemmeno compresi come si sarebbe dovuto montare, ma in fondo il prezzo non si poteva certo definire impegnativo. Così diedi alla cassiera 3 euro e mi portai a casa l’oggetto che avrebbe permesso il miracolo. Ma ancora non lo sapevo…
L'importanza del vasino nel successo, o l'insuccesso dello spannolinamento
Mentre raccoglievo informazioni per scrivere l’articolo sui migliori vasini portatili con sacchetti acquistabili su Amazon, ho scoperto quanto costa realmente quel vasino. Nel 2023 è possibile acquistarlo per circa 20 euro.
Ma se avessi saputo quanto ci sarebbe stato utile, li avrei tranquillamente spesi. E il consiglio che mi sento di darti, è proprio quello di acquistare un vasino pieghevole, sia per casa che fuori. Infatti se proporrai al tuo bambino sempre lo stesso strumento, non lo confonderai. E lui o lei si sentirà più a suo agio a usarlo, anche fuori dalle mura domestiche. Soprattutto se hai una bambina. Infatti i maschietti è un attimo fargli fare pipì. Ma ho visto mamme di bambine dover fare assurde acrobazie, spogliando le figlie, tenendole come trapeziste a gambe in aria, per riuscire a fargli afre pipì! E, guardandole, ho sempre pensato che un vasino pieghevole, portatile, discreto e familiare, sarebbe stato sicuramente più comodo per entrambe!
I migliori 6 vasini pieghevoli su Amazon
Clicca qui per confrontare i migliori vasini portatili presenti su Amazon. Li ho scelti proprio in base alle caratteristiche più utili che ho trovato nel mio. E, ovviamente, lo troverai elencato come la miglior scelta. Insieme ad altre proposte ancora più versatili! Resterai stupita!
Come ho trasformato il vasino portatile con sacchetti in un vasino da casa
Essendomi in qualche modo “piovuto dal cielo”, ho dovuto fare di necessità virtù e trovare il modo di trasformare un vasino portatile con sacchetti in un vasino fisso con contenitore. Tuttavia il compito non ha richiesto una mole eccessiva di lavoro. Solo un po’ di creatività, metodo e un pizzico di fortuna.
Ed ecco cosa ne è uscito!
Sebbene il contenitore in plastica avrebbe potuto svolgere egregiamente il ruolo di “raccoglitore”, anche da solo. Ho comunque deciso di aggiungere un altro piccolo contenitore, come base, che fungesse da “rialzo”. In questa maniera il contenitore principale chiude perfettamente la sommità del vasino. E sono così riuscita a limitare al massimo incidenti di percorso, schizzi e fuoriuscite incontrollate. Tuttavia come rialzo si può usare qualunque oggetto che abbia l’altezza giusta e garantisca un minimo di stabilità alla struttura.
Nonostante abbia trovato il vasino Honboom, per puro caso, lo ritengo comunque il migliore. Proprio per la velocità con cui si riesce ad aprire e chiudere il meccanismo. Infatti questa caratteristica, in un vasino portatile, è fondamentale. Perché quando la natura chiama, non c’è tempo da perdere!
Ma non solo. Infatti anche la sua forma a sgabello è stata d’ispirazione per trovare un maniera semplice ed efficace per superare l’iniziale diffidenza che Y. aveva, quando gli domandavo di sedercisi sopra.
Come ho fatto? Te lo dico nel prossimo paragrafo. Infatti è proprio la chiave della nostra strategia su come fare lo spannolinamento!
“L’ho usato sia a casa che fuori. Il meccanismo di aperura è veramente veloce e questo torna utile nei momenti di maggiore fretta! La seduta è comoda e mio figlio ci stava accomodato per ore. Il problema non è stato convincerlo a sedercisi sopra, ma alzarsi, una volta finito :)”
Emanuela
Come togliere il pannolino? Prima bisogna vincere la diffidenza del vasino...
Per qualche settimana il vasino Honboom ha arredato il nostro bagno. L’ho fatto vedere a Y., gli ho spiegato a cosa serviva e l’ho invitato a sedercisi sopra. Risultato? Lo guardava, ci si sedeva per ridere, ma poi non faceva nulla. E se lo lasciavo senza pannolino tratteneva la pipì per ore, per poi inondare il pannolino, non appena glielo rimettevo!
Insomma, il vasino, accompagnato solo da qualche spiegazione, non sembrava dare alcun risultato. Tuttavia la sua forma mi diede un’idea. Ovvero, perché non usarlo come sgabello per proporre a Y. un gioco nuovo?
Giocando si impara
Il gioco è il linguaggio dei bambini, ancora prima della parola vera e propria. Allora perché non usarlo anche per presentare al bambino nuove e incomprensibili abitudini, senza dover parlare troppo?
Così una mattina ho attrezzato in balcone un grazioso angolo gioco tutto per lui. C’era una stuoia su cui mi sarei seduta io, il vasino Honboom, su cui si sarebbe seduto Y. E al centro un tavolino basso su cui erano apparecchiati alcuni panetti di plastilina colorata. Sebbene fosse un gioco che già conosceva, era comunque tanto tempo che non lo tiravamo fuori dall’armadio. Un po’ per la tecnica della “rotazione dei giochi” e un po’ per pigrizia mia…
Ma se non avesse funzionato la plastilina, nel mio cappello magico avevo già pronti i pastelloni a cera e i colori a tempera per dita.
Qualche idea sulle attività da fare, mentre si aspetta che la natura faccia il suo corso
Dopo averlo liberato dal pannolino, ho invitato Y. a sedersi sullo sgabello-vasino e io mi sono accomodata sulla stuoia. E lui, senza fare storie, ha seguito il mio consiglio, affascinato dai panetti colorati disposti sul tavolo.
Tuttavia, se avesse opposto maggiore resistenza, lo avrei comunque lasciato giocare in piedi o seduto a terra. Quindi, dopo un po’, lo avrei nuovamente invitato a sedersi sullo sgabello. Talvolta, infatti, basta attendere un momento in più, perché si realizzi da solo, ciò che ci sembra impossibile. E questa è anche una massima da tenere a mente, quando siamo in presenza dei classici capricci dei bambini di 2 anni.
Una volta accomodati al tavolo, ho preso un po’ di plastilina e non ho fatto altro che manipolarla. Y. ne ha presa un po’ anche lui e ha cominciato a imitarmi.
Così ho strappato un pezzettino e ho cominciato a ruotarlo tra i palmi delle mani, creando delle palline, poi dei serpentini. Quindi ne ho preparati 2 e li ho intrecciati. E dopo averli intrecciati li ho arrotolati.
Arrivati a questo punto, Y. continuava a imitare ciò che facevo, come riusciva. Così ho variato un po’ il gioco.
Ho preso un panetto intero e l’ho diviso a metà. Quindi ogni metà l’ho divisa a metà e sono andata avanti così fino a ottenere 8 pezzi, più o meno uguali. Poi li ho lavorati con le palme delle mani, fino a ottenere 8 palline tonde. Le ho disposte sul tavolo e le ho contate. Infatti mi sono chiesta, perché non approfittarne anche per migliorare la sua conoscenza dei numeri?
Quindi è stato Y. a inventare un nuovo gioco. Ha preso le palline e le ha messe una vicina all’altra.
Guardando il risultato ottenuto, mi è venuto in mente che quella forma somigliava tantissimo a un bruco! E mi sono ricordata di una mia esperienza in prima elementare, quando la maestra ci raccontò la storia del bruco e della farfalla.
La storia del bruco e la farfalla
A quel punto ho cominciato a raccontare a Y. che il bruco è come un vermicello, striscia per terra, si arrampica sugli oggetti ed è un po’ bruttino. E mentre raccontavo, muovevo il bruco di plastilina sul tavolo, sulle gambe del tavolo, per terra,…
E per il bruco quella è tutta la sua vita. Lui sa che dovrà sempre strisciare a terra e limitarsi a vedere il mondo da sotto in su.
Un bel giorno il bruco si sente stanco esausto e gli viene una gran voglia di chiudersi in sé stesso. Così pensa: “Ok, tutto è finito! Addio mondo!”.
Detto questo, prendo il bruco e lo impasto tutto, trasformandolo di nuovo in un panetto. Quindi lo tengo un po’ in alto e dico: “Ecco, il bruco si è chiuso in un bozzolo e se ne sta lì per un po’, pensando che la sua vita è finita! Invece…”
A questo punto comincio a modellare qualcosa che somiglia a una farfalla e intanto spiego.
Al corpo del bruco cominciano a spuntare delle ali, bellissime e colorate. Ma piano, così piano che il bruco quasi non se ne accorge. E un bel giorno le ali bucano il bozzolo e il bruco, che pensava di sapere solo strisciare, scopre di saper volare, perché è diventato una farfalla!”. E il modellino di farfalla, bella o brutta che sia, comincia a svolazzare qua e là e si posa sul tavolo, sugli oggetti e magari anche sul bambino.
Bella storia, ma la pipì?
In tutto questo non mi sono dimenticata che lo scopo del post è spiegarti come fare lo spannolinamento.
Ovviamente giocando il tempo passa e, dopo aver scoperto che il bruco sa anche volare, Y. ha scoperto di saper fare la pipì nel vasino! Così ho preso il contenitore, gli ho mostrato il contenuto e mi sono complimentata con lui. Poi gliel’ho affidato, con enormi raccomandazioni sul fatto di tenerlo dritto, e insieme lo abbiamo portato in bagno. Ho lasciato che fosse lui a rovesciarlo e poi ho tirato l’acqua.
Da quel giorno ho riproposto ancora la storia del bruco e della farfalla, anche perché era Y. a chiedermela. Ovviamente sempre facendolo sedere sul vasino.
Quello che ho notato è che all’inizio stava seduto anche decine di minuti, prima di riuscire a far uscire un po’ di pipì. Ma poi, col passare del tempo, bastava che si sedesse per far zampillare litrate di pipì!
Questo accade perché, col tempo, il bambino collega l’oggetto all’azione, quindi tutto diventa più facile e veloce.
Qualche incidente non è mancato, ma devo dire che sono stati veramente pochi e di minimo impatto. Infatti ha imparato subito a riconoscere lo stimolo, anche se all’inizio mi diceva “pipì”, dopo averne già fatto un goccio nelle mutandine!
Per la cacca stessa storia. Talvolta riconosceva lo stimolo in anticipo. Mentre altre volte aveva bisogno che ne uscisse un po’ per accorgersi che è ora di sedersi sul vasino. Oppure si sedeva per fare pipì e poi restava lì, comodo comodo, finché non arriva anche la cacca!
Quindi lo spannolinamento della cacca, nel suo caso, è arrivato quasi contemporaneamente con quello della pipì. Forse anche grazie a quegli “incidenti” che avvenivano in bagno, mentre io prelavavo i pannolini pocket…chissà!
Domande più comuni su come fare lo spannolinamento e quando
Spannolinamento quanto dura?
È difficile stabilire quanto può durare uno spannolinamento. Infatti ogni bambino reagirà in modo diverso in base all’età, a come è stato abituato, a come gli viene presentato il vasino. Ma anche rispetto al rapporto che ha coi suoi genitori. La cosa importante è trovare la giusta strategia per aggirare la naturale diffidenza che il bambino ha per tutto ciò che è nuovo. E usare il gioco, come ho descritto qui, può rivelarsi una scelta vincente. Inoltre non bisogna fare pressione o punire eventuali errori. Sbagliare, infatti, fa parte del processo di apprendimento. E solo sbagliando il bambino può avvertire i segnali del suo corpo e comprendere i legami di causa effetto che precedono la pipì e la cacca.
Come togliere gradualmente il pannolino?
Noi abbiamo cominciato lo spannolinamento praticamente alla nascita. Infatti ogni scelta è stata ispirata dall’idea che, un giorno, il pannolino sarebbe stato eliminato.
Scegliere i pannolini lavabili, per esempio, o lasciare Y. spesso senza pannolino, fin dai primi giorni di vita. Oppure lasciare che facesse i suoi bisogni sul pavimento del bagno, per capire i meccanismi del suo corpo. Alla fine tutte queste piccole azioni lo hanno avvicinato, gradualmente al momento di togliere il pannolino.
Un’altra cosa che abbiamo fatto e di cui non ho parlato nell’articolo, è stato di chiedere a Y. di tenere la pipì in alcuni momenti. Per esempio lo abbiamo lasciato senza pannolino anche sul letto, senza alcuna protezione. In questo caso mi limitavo a dirgli “Pipì sul letto no!”. Così lui sapeva che, per tutto il tempo in cui stava sul letto senza pannolino, avrebbe dovuto trattenersi dal fare la pipì. Questa semplice richiesta lo ha abituato, gradualmente, a controllare i sui sfinteri.
Naturalmente il bambino deve, prima di tutto, comprendere la richiesta. E poi avere un’età in cui è effettivamente in grado di controllare i suoi sfinteri. Quindi non prima dei 18 mesi, circa.
Spannolinamento quando?
Un’età precisa per togliere il pannolino non esiste. Infatti c’è chi consiglia di partire molto presto, ovvero fin dal momento in cui il bambino è in grado di stare seduto da solo. E chi sostiene che occorra attendere fino a quando il bambino non si dimostri “pronto”. Anche se ci dovessero volere 3 o 4 anni.
Nel nostro caso il progetto di togliere il pannolino è sempre stato presente e lo abbiamo concretizzato in modo graduale, fin dalla nascita di Y.
Quando abbiamo poi deciso di passare all’azione ci siamo accorti che non era ancora il momento giusto. Così, invece che insistere per amor di coerenza, abbiamo fatto un passo indietro e atteso ancora qualche mese. E tutto è filato liscio. Per altri bambini, invece, potrebbero essere necessari più passi avanti e più passi indietro. La cosa importante è non far pesare sul bambino le nostre frustrazioni.
Se invece si parla di “stagioni”, pur non essendo obbligatorio affrontare questa esperienza in estate, è comunque indiscutibile il fatto che il caldo aiuti.
Infatti, nonostante le case climatizzate, lasciare un bambino in mutande in pieno inverno può non essere l’idea migliore. E affrontare gli incidenti dovendo lavare mutande, pantaloni e calzini può diventare molto impegnativo.
È un errore tornare al pannolino dopo aver provato, senza successo, a toglierlo?
Nella nostra esperienza non è stato affatto un problema. Infatti Y., durante il primo tentativo, appariva evidentemente spaesato ogni volta che si bagnava. Inoltre non avvisava mai prima di farla, non tentava affatto di bloccarla e, talvolta, non ci avvertiva nemmeno dopo averla fatta. Conoscendolo, ho capito che difficilmente la situazione sarebbe migliorata. E per questo siamo tornati a usare i pannolini lavabili.
La cosa importante è non far vivere al bambino, e nemmeno a noi stessi, questa scelta come una sconfitta o una vergogna. Ma come una cosa del tutto normale. Semplicemente si è fatto un tentativo, non è andata come ci si aspettava, ma non fa niente. Si potrà riprovare più avanti.
Tuttavia può essere utile analizzare a mente fredda i motivi per cui non ci si è riusciti. Nel nostro caso, per esempio, il problema è stato prima di tutto il vasino. Quindi il modo in cui gli è stato presentato. In un secondo tempo siamo riusciti a riprovarci in modo più consapevole e tutto è filato liscio.
Al contrario, insistere nello spannolinamento per coerenza rischia di generare solo frustrazione, esasperazione e un numero eccezionale di “incidenti”.
Come insegnare a usare il vasino?
Nel nostro caso non c’è stato alcun “insegnamento” dietro la proposta del vasino. Infatti, avendo usato un vasino molto simile a uno sgabello, glielo abbiamo proposto come seduta per giocare con la plastilina.
Altri bambini, invece, potrebbero non avere nessun problema a sedercisi sopra, magari proprio perché la forma li incuriosisce.
Quindi collegare il vasino a un momento di “gioco” può essere una scelta vincente. Ma anche scegliere un vasino particolarmente interessante e coinvolgente.
Infatti sul mercato ce ne sono di spettacolari. Per avere qualche idea consiglio di dare un’occhiata ai migliori vasini portatili in vendita su Amazon. Ma se cercate qualcosa di particolare, segnalo anche vasini a forma di water o di giochi particolari e interattivi.
Spannolinamento cacca. Come fare?
Riconoscere il momento esatto per fare la cacca non è sempre facile. Quante volte, per esempio, anche noi grandi ci riduciamo all’ultimo e alla fine dobbiamo correre? Oppure quanti di noi devono chiudersi in bagno per delle mezz’ore, prima di riuscirci? Conosco persone, infatti, che hanno attrezzato il bagno come una sala lettura!
Allora perché per un bambino dovrebbe essere diverso? Per questo occorre avere tanta pazienza e lasciare che il bambino faccia la cacca nelle mutandine, più di qualche volta.
Col tempo imparerà a riconoscere lo stimolo e a sedersi per tempo sul vasino. La cosa importante, per riuscire nello spannolinamento cacca, è non denigrare il bambino, né tantomeno la cacca! Frasi del tipo: “Che schifo! L’hai fatta nelle mutandine!”, oppure “Che schifo la cacca!”, magari aggiungendo un’arricciata di naso, per esempio. Perché così non contribuiamo a creare nel bambino un buon rapporto con questo naturale e necessario bisogno. E sono tracce che restano! Infatti conosco adulti che provano schifo a fare la cacca e per loro questo momento è sempre un trauma!
Piuttosto elogiate la cacca, perché finché esce significa che tutto fila liscio. E se è tanta, enfatizzate, complimentatevi. Poi, insieme, portatela nel wc, rovesciate il contenuto, salutate ringraziate e tirate l’acqua.
Infatti, se ci pensiamo bene, la cacca è un tabù prima di tutto per noi adulti. Quindi è possibile che, in modo conscio o inconscio, trasmettiamo questo nostro disagio al bambino. Quindi se proviamo a superare, noi per primi, la nostra vergogna vedremo che anche il bambino non si farà alcun problema!